
Alla scoperta dei Covoli in Val di Lamen
Un sentiero a carattere storico-archeologico, alla scoperta dei Covoli in Val di Lamen
Che cosa sono i Covoli
Covoli sono ripari che ospitavano piccole comunità preistoriche, oggi oggetto di ricerche archeologiche. In quattro diversi siti sono state portate alla luce tracce della presenza umana comprese in un arco di tempo che va dal Neolitico al Medioevo, inclusa una sepoltura di età compresa tra l'ottavo e il decimo secolo dopo Cristo. In tempi più recenti vi si conservava il legname, mentre durante le due guerre mondiali sono stati usati probabilmente come rifugio e magazzini, deduzione che deriva dal rinvenimento di frammenti di granate.
Vi sono dei pannelli didattici lungo il percorso, curati dall’Ente Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi.
Escursione ai Covoli in Val di Lamen
Dalla nostra Casa sulla Collina raggiungete la frazione di Lamen in macchina dove incontrerete la strada che risale l’omonima valle, situata ai margini delle Vette Feltrine nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Potrete parcheggiare vicino a un capitello dedicato a S. Antonio oppure proseguire fin dove termina l’asfalto e poi per un altro mezzo km fino al ponte sul torrente Colmeda dove si trova un piccolo parcheggio, l’area attrezzata, il pannello didascalico dell’Ente Parco e una calchera, un forno di origine antica che aveva lo scopo di creare la calce.
Da qui partono due escursioni, la prima facile ma con qualche tratto di ripida salita, per la visita ai covoli di Lamen e ai ripari di Tomàss, la seconda per escursionisti esperti, visti i tratti esposti ed attrezzati, che sale ai covoli alti fino alla cima del monte Pafagai.
Seguendo le indicazioni, poco dopo si raggiunge il primo covolo, il Covol de Tonin, riparo utilizzato da uomini preistorici e poi frequentato regolarmente durante il periodo storico.
Giro semplice
Si scende poi verso valle e si risale per raggiungere il Riparo Tomàss, principale Sede delle ricerche e scavi archeologici, dove furono trovati frammenti di vasi di epoca neolitica, diverse monete risalenti all’ Impero Romano e al Medioevo e una sepoltura paleolitica.
Proseguendo ai piedi della parete rocciosa si raggiunge la forra di un angusto canalone per poi raggiungere una stradina, prima di attraversare l’alveo di un torrente, che vi riporta al ponte sul Colmeda.
Sono circa due ore e mezza di cammino ma ne vale sicuramente la pena vista l’importanza dal punto di vista storico-archeologico.
Giro per esperti
Per gli escursionisti esperti, proseguendo, invece, dalla forra detta de l’“Armenta”, proprio dove inizia il sentiero di discesa, si attraversa il torrente ed alcune balze esposte e si esce nel bosco aperto dove ad un primo bivio si prende il sentiero che sale, poi ripido, verso sinistra verso le balze rocciose. Dopo un po’ si affronta un ripidissimo canalone roccioso parzialmente attrezzato e si giunge al “covolo del teschio” dove è stato rinvenuto un anello-sigillo di epoca tardo-romana, in bronzo, ad indicare la frequentazione di questa località in un periodo più antico.
Proseguendo si raggiungono i Covoli Alti e dopo alcuni tratti esposti si attraversa alla cima del monte Pafagai, da dove, per mulattiere e stradine si ridiscende in Val Lamen.
Dalla vetta del monte, pur non essendo altissima, si hanno piacevoli scorci sulle cime scoscese delle lontane Dolomiti da un lato, mentre dall’altro la vista si apre sulla sottostante val Belluna, con i suoi numerosi paesi, paesi e le colline alle loro spalle.
Il percorso dura all’incirca 5 ore; ricordiamo che il percorso che va dai ripari di Tomàss alla cima del monte Pafagai e ritorno a valle è un sentiero riservato ad escursionisti esperti abituati alle tracce incerte dai tratti esposti e ripidi, con qualche pericolo oggettivo e, soprattutto, molto solitari.

Curiosità – La leggenda del Mazarol
Si narra che anticamente nel bosco più fitto e meno accessibile viveva un piccolo uomo, simile a un elfo, noto come “Mazarol”; aveva una lunga barba e capelli arruffati, e un viso rude e malizioso. Era tutto vestito di rosso, con tanto di cappuccio e scarpe a punta, e viveva nei “Covoli” ma era così timido da evitare quasi ogni contatto con gli esseri umani. Aveva una conoscenza straordinaria come pastore e ‘malgaro’ e si prendeva cura dei suoi animali (bovini, capre e pecore).
Da questa antica leggenda, trasmessa oralmente, gli abitanti della Val Belluna avrebbero appreso l’arte del caseificio spiando il ‘Mazarol’, quando nel suo ‘Covolo’ produceva burro, formaggio e ricotta.
È intrigante pensare che una traccia della presenza degli antichi abitanti di questi rifugi naturali sia rimasta nell’immaginario collettivo memoria, come riportato anche dalla leggenda.